Chi si trovi oggi ad attraversare in auto o in treno il Canale di Brenta, se rivolge lo sguardo verso i versanti montani rimane stupito dai terrazzamenti che si innalzano fino oltre 500 metri di quota. Dal XVII secolo fino alla metà del XX secolo questa valle era caratterizzata dalla coltivazione del tabacco, che ha conferito ai versanti un paesaggio unico per imponenza e diffusione dei terrazzamenti.
I terrazzamenti trasformano un versante montano a forte pendenza in una serie di ripiani per ottenere superfici adatte alla coltivazione. I muri di sostegno dei piani terrazzati sono detti ‘masiére’ (dal latino ‘maceries’, cumuli di pietre) e sono realizzati in pietra a secco (senza l’uso di calce o cemento). Una masiera può giungere anche a una altezza di 7 metri, ha due strati di pietre incastrate tra loro, ed ha alle spalle uno strato di terra e ciottoli che fa filtrare l’acqua piovana.

Dal secondo dopoguerra la manutenzione dei terrazzamenti è venuta meno, con il crollo della coltivazione del tabacco che richiedeva troppa manodopera. Oggi i terrazzamenti mostrano le conseguenze di un lungo periodo di abbandono, sono coperti dal bosco e soggetti a crolli. Del patrimonio di 230 km di muri in pietra a secco presenti nella valle, più del 60% oggi è in rovina.

Oggi dei terrazzamenti sono ancora utilizzati solo quelli più prossimi alle abitazioni come orti privati. Le coltivazioni orticole (quelle storiche come la patata e i fagioli, così come i piccoli frutti) danno qui risultati di qualità e il terreno ricco di magnesio rende gli ortaggi saporiti. E’ qui che opera e lavora l’Associazione Adotta un terrazzamento.