intervista agli artigiani di Sassi e non Solo di Chiara Mura
«Noi ci consideriamo ammalati di pietre».
Così definisce Giancarlo il suo gruppo di artigiani della pietra a secco di Sassi e Non Solo che ha realizzato l’opera il Basaisco in Val Verta nell’ambito del progetto “Coltiva l’Arte” portato avanti dal 2016 da noi di Adotta un Terrazzamento. Curioso come la parola “ammalati” sia qui interscambiabile con il termine “ammaliati”, con cui forma una significativa allitterazione. Possiamo sostituire tranquillamente i due termini certi che permanga comunque un senso comune: la passione per le pietre e, in questo caso, del loro utilizzo nella costruzione di opere come i muri a secco e i terrazzamenti.

“Bello il nome del progetto…Coltiva l’Arte, ma una volta, l’arte era già coltivata!” dice Massimo sempre di Sassi e non Solo riferendosi ai muri a secco della Val Verta, forme d’arte esse stesse. E se è vero quello che dice Giancarlo, che ci si “ammala di pietre”, non è forse troppo qui il collegamento con la sindrome di Stendhal, ovvero quel disturbo psico-somatico che si manifesta con una sensazione di malessere diffuso associato ad una sintomatologia psichica e fisica, di fronte ad opere d’arte o architettoniche di notevole bellezza. Ma qui la malattia è in realtà stupore, e quindi ancora: ammalarsi e ammaliarsi di pietre, di muri a secco, di terrazzamenti.
In realtà siamo qui per curarci da un male tutto moderno, quello della noncuranza e dell’indifferenza nei confronti di queste antiche opere piene di sapere e intrise di un forte senso comunitario. Ecco perché dialogare con gli artigiani di Sassi e non Solo e invitarli a partecipare al nostro progetto “Coltiva l’Arte” è un modo per riscoprire la bellezza di questa antica forma di coltivare l’arte e di curarci, ammalandoci e ammaliandoci di pietre, dall’insensibilità di oggigiorno dinnanzi queste opere.

Giancarlo, Antonio, Ermanno, Massimo e Massimiliano sono artigiani della pietra a secco attivi a Terragnolo, in Trentino, e fautori da una decina d’anni del Festival Sassi e non Solo che si svolge a giugno e che ad oggi ha ospitato team di artigiani provenienti da Spagna, Francia, Svizzera, Austria, Croazia, Giappone, Corea del Sud, Scozia, Irlanda, Gran Bretagna e da quasi tutte le regioni d’Italia per sfidarsi in gare di costruzione di muri a secco. Una passione, la loro, condivisa ampiamente da noi di Adotta un Terrazzamento. Potevamo non coinvolgerli nel progetto “Coltiva l’Arte”?

Ma cosa pensano Antonio, Giancarlo, Ermanno, Massimo, Massimiliano e Antonio della nostra iniziativa? Una delle loro prime impressioni è che “non è un percorso comodo”. E quindi? Come stimolare la visita in Val Verta e a soffermarsi ad ammirare le installazioni e, soprattutto, il paesaggio terrazzato? Un suggerimento ce lo fornisce Massimo: «Se guardi le prime opere di Arte Sella, a Borgo, ti rendi conto che avevano una peculiarità: intervenivano sulle caratteristiche del territorio stesso. Adesso invece l’opera è realizzata altrove e viene portata sul percorso espositivo in un secondo momento, e quindi viene meno l’interazione iniziale con il territorio. Coltiva l’Arte è un progetto giovane, e il vostro percorso può ancora rimanere “puro”».

Cosa intende Massimo con “puro”? Ce lo spiega poco dopo, illustrandoci la nascita dell’idea dell’opera Il Basaisco che hanno realizzato in Val Verta: «L’opera il Basaisco in Val Verta nasce dalla sua testa. Siamo andati per un sopralluogo e ci è subito caduto l’occhio su questa enorme pietra posizionata in mezzo ad un bellissimo terrazzamento. E noi non abbiamo fatto altro che costruire il resto del basilisco a partire da
quel masso, che è poi diventata la testa del basilisco che abbiamo successivamente leggermente intagliato per crearvi gli occhi e il naso».

È questo l’atteggiamento che questi appassionati artigiani ci consigliano di assumere nel portare avanti il progetto “Coltiva l’Arte”: valorizzare il territorio partendo dal territorio stesso attingendo dalle risorse che generosamente ci dona. Il paesaggio regala già tutto quello che serve per la sua valorizzazione. Ecco il concetto di puro espresso da Massimo: mettere in risalto ciò che già esiste nella sua purezza.
Salendo in Val Verta, si transita per le contrade Mori e Mattietti. “Ci sono tante abitazioni disabitate – continua Massimo – che potrebbero essere destinate a sede di installazioni e realizzare un percorso espositivo diffuso con piccole sedi museali. Ricordo che non lontano dalla Val Verta c’è una specie di pozza incavata nella roccia con un piccolo muro a secco: un’assoluta meraviglia che dovrebbe diventare un’opera del percorso e del paesaggio! Ci sono così tanti autori ignoti che andrebbero invece valorizzati!”
Cos’è, dunque, Coltiva l’Arte? E soprattutto, dove si trova davvero Coltiva l’Arte?
Volendo dirla tutta, Coltiva l’Arte non ha un luogo preciso. Non risiede solo in Val Verta, ma dimora anche nei luoghi che attraversiamo per raggiungere la valle. Risiede già a Valstagna, punto di partenza per chi si accinge a salire sul Col Ventidue Ore, culmine di Val Verta ove possiamo ammirare la storica contrada Casarette. Coltiva l’Arte diventa quindi un attitudine del viandante che osserva il paesaggio circostante scovando tesori e bellezze, da quelli più visibili a quelli più nascosti.
Giunti in Val Verta, la vista si apre un sistema terrazzato massiccio. “I muri della Valbrenta sono alti e ci si arriva solo a piedi” dice Ermanno sorridendo riflettendo sulle caratteristiche dei terrazzamenti nostrani. “Da noi in Trentino i terrazzamenti sono maggiormente accessibili con i mezzi”. E quindi Coltiva l’Arte è anche una sfida alla comodità. Il viandante si arma non solo di uno sguardo attento e curioso, ma anche di buona volontà e senso della sfida. E la scoperta dei tesori e delle bellezze diventa quindi un traguardo per spiriti impavidi.
«Da noi in Trentino era molto usata la slitta. Tant’è che ci sono ancora selciati con i solchi di usura causata dalle lame delle slitte. Le portavamo su vuote, e di nuovo giù stracariche, molte volte anche di pietre – ricorda Giancarlo – Da noi i sentieri sono larghi massimo un metro e mezzo o due, e io ho avuto la fortuna di percorrerli con mio padre ancora con la slitta! Ma erano gli anni ’60, e ormai la pratica era in disuso». Ripercorrendo la storia dei terrazzamenti del Trentino, anche loro riconoscono con rammarico lo stato di degrado in cui prestano oggi. «Ormai sono capolavori dell’abbandono – dice ancora Giancarlo – Si usa dire che il paesaggio terrazzato è un paesaggio sensibile. È sufficiente il disinteresse di due generazioni nei confronti dei terrazzamenti per generare degrado e abbandono».
Il “quintetto” di artigiani trentini è oggi impegnato nella divulgazione di quest’antica arte tramite corsi di formazione e il Festival Sassi e non Solo a Terragnolo. La loro esperienza nasce con la scuola trentina della pietra a secco, prima sotto l’Accademia della Montagna, che negli ultimi anni è passata alla TSM (Trentino School of Management) che gestisce la formazione di artigiani per tutta la Provincia. Nel 2021 fondano “Sassi e non Solo”, nome del Festival che diventa successivamente APS e che si occupa della formazione di artigiani per conto di TSM.
L’aspetto formativo è sicuramente centrale nell’operato dell’Associazione Sassi e non Solo, ma negli ultimi tempi sta prendendo piede un’ulteriore prospettiva: sviluppare e incentivare i muri a secco come opera d’arte includendo al suo interno pezzi artistici. Nasce così una installazione a doppio semi-arco nell’ambito della manifestazione L’Orticolario di Como votata come opera migliore dell’anno da parte del pubblico. Anche il Festival a Terragnolo, negli ultimi anni, è occasione per esplorare il lato artistico dei muri a secco.
Alcuni partecipanti hanno infatti liberamente inserito forme e figure all’interno dei muri a secco realizzati in occasione della gara, iniziativa ormai portata avanti anche da altri artigiani in gara che arricchiscono così i loro artefatti con inserti artistici.
E poi arriviamo noi di Adotta un Terrazzamento commissionando agli artigiani trentini il bellissimo basilisco in pietra a secco in Val Verta e scopriamo la bellezza della pietra a secco a scopo esclusivamente artistico ed estetico.
Chi dice che pietra a secco è solo muro e terrazzamento? Noi e gli artigiani di Sassi e non solo ci abbiamo visto anche un basilisco! Coltiva l’Arte è uno sguardo alla storia e al presente e il tema del 2024/2025, Tra pietra ed equilibrio, vuole essere un omaggio all’innovazione della tradizione, in un atteggiamento di valorizzazione pura del paesaggio, dove ammalarsi di pietra è un ammaliarsi alla storia, alla cultura e al sapere dell’arte della pietra a secco.

Leggi anche: la storia del Basaisco
Alcuni video per approfondire:
Cantiere e vernissage sul canale Youtube di Sassi e Non solo Aps
Spiegazione dell’opera a cura di Massimo Stoffella
La crudeltà del Basalischio con Patrizia Perini
Origine della figura del Basalisco con Antonio Sarzo
Gli strumenti per lavorare la pietra a secco dalle parole di I. Savoi di Sassi e Non Solo