Sensibilità comunitaria, gestione del territorio, valorizzazione ambientale. Promozione del paesaggio e crescita del territorio. È a partire da questi e altri temi si è svolta, dal 3 al 5 giugno 2021, la prima edizione della Summer School organizzata in Valbrenta dall’Università di Padova per il corso di laurea magistrale in Scienze del Paesaggio a cui hanno partecipato quaranta studenti.
Sul leitmotiv di “Guardare, Parlare e Fare paesaggio“, il breve ma intenso fieldwork ha toccato temi importanti, come la connessione tra il mondo della ricerca, della comunità e della valorizzazione del paesaggio; l’inquinamento acustico e il traffico pesante che grava sulla Valbrenta.
Perché si è scelto il Canal di Brenta come terreno in cui svolgere questo primo esperimento di Summer School? Innanzitutto perché è il luogo «che ha stimolato la rete dell‘Osservatorio del Paesaggio» che affonda le sue radici nel giugno del 2011, ci dice Mauro Varotto, docente. Ma anche perché è «luogo di confine, è un punto di cesura». Non ha un centro, si dirama, si snoda per km e km di terrazzamenti, sale su fino all’altopiano di Asiago e sul Monte Grappa. È un territorio ampio e frastagliato, in cui la parcellizzazione terriera, l’inquinamento acustico, la viabilità pesante e l’essere luogo di confine con la Regione Autonoma del Trentino lo rendono un luogo critico dove è doveroso instaurare un dialogo tra la comunità, il mondo accademico e l’amministrazione comunale. Il sindaco Luca Ferrazzoli sottolinea l’importanza di un attenzione anche istituzionale sul paesaggio: «La tutela non è un vincolo legislativo, ma un’occasione per comprendere i valori territoriali da salvaguardare».
Governance e politica sul paesaggio, valorizzazione territoriale e cittadinanza attiva sono stati gli approcci utilizzati per approfondire le tematiche di volta in volta dibattute. Dal fondovalle, passando per i versanti, fino ad arrivare sull’altopiano. È su questa tripartizione che si sono svolte le tre giornate di Summer School.

Gli studenti hanno incontrato imprenditori, docenti di agraria, coltivatori, ristoratori, associazioni e amministratori comunali. Hanno parlato di mobilità dolce e pesante con Romano Cornale, gestore del locale Cornale a Piovega di Sotto; hanno incontrato Chiara Nichele, Assessore all’Urbanistica e alle Politiche Agricole di Valbrenta. Hanno visitato i terrazzamenti in località Oliero adottati dall’Istituto Agrario A. Parolini di Bassano del Grappa e, insieme ad alcuni docenti e ad Andrea Laverda, coltivatore e proprietario dell’azienda agricola Lapisterra, si sono confrontati sulla possibilità di un’agricoltura in un paesaggio terrazzato come quello della Valbrenta, evidenziando difficoltà legate all’approvvigionamento idrico e alle scorribande di cervidi e altri animali. Ci si è spostati poi in Valverta, dove gli studenti hanno incontrato Cinzia Zonta, presidente dell’Associazione Adotta un Terrazzamento, che ha spiegato la formula dell’adozione dei terrazzamenti al fine di salvaguardarli dall’abbandono e dal degrado. Hanno conosciuto Maria Grazia Brusegan, ideatrice del progetto Coltiva l’Arte in Valverta con la quale si è toccato l’argomento della valorizzazione territoriale attraverso installazioni artistiche. Luca Lodatti, socio dell’Associazione Adotta un Terrazzamento, ha illustrato il progetto di riqualificazione della contrada Casarette, sita in Col Vendidue Ore, e della necessità di convergere tutte le forze nell’area e nel sistema terrazzato per contribuire a rilanciare il territorio. Infine sono saliti fino all’Altopiano di Asiago e sono stati accolti al rifugio Lazzarotto, gestito dall’Istituto Agrario Parolini, dove hanno incontrato il docente Ivan Negrello, con cui hanno discusso di alpeggio e agriturismo, di bosco e paesaggio.

Al termine dei tre giorni di ricerca sul campo, dopo giornate di immersione nel territorio e di coinvolgimento a tu per tu con gli attori locali nelle questioni ambientali, economiche, lavorative, sociali e culturali, gli studenti hanno restituito alla comunità alcune riflessioni. Hanno puntualizzato i punti di forza e le opportunità della valle, come i 300.000 passaggi annuali che è possibile sfruttare in ottica turistica, la ciclovia, l’attività sportiva sul fiume Brenta, la presenza dei terrazzamenti, il ritorno dell’agricoltura, il microclima che consente la destagionalizzazione dell’offerta turistica, la presenza di un’imprenditoria attiva e propositiva e l’esistenza di un forte associazionismo di valle. La Valbrenta, inoltre, può contare sulla valida collaborazione con l’Istituto Agrario A. Parolini così come con l’Università di Padova. Ma hanno anche evidenziato i punti di debolezza, come la poca sinergia tra gli stakeholders, la mancanza di strutture e di servizi per una nuova agricoltura, la presenza di strutture ricettive datate e la scarsa sostenibilità del lavoro, oltre al ben noto problema legato all’inquinamento acustico, alla viabilità pesante e alla concorrenza con il Trentino.

Il successo di questa Summer School, più che nei temi trattati, è stato nel metodo. Perché per parlare e fare paesaggio, è necessario prima viverlo e toccarlo nel concreto delle sue potenzialità e problematicità. Essere contemporaneamente insider e outsider, adottare un punto di vista tanto interno quanto esterno. Essere un ibrido. Osservare da fuori e guardare da dentro.